Mettersi in discussione non è facile. Ai nostri occhi la vita ci appare già così difficile che non vale la pena di cercarsi altri ‘guai’. Soprattutto se il sistema di valori e l’idea di noi stessi e di ciò che ci circonda non c’entrano niente con l’esperienza di scoperta proposta dallo Yoga. Naturalmente, non c’è nulla di male in questo. Il mondo è pieno di persone straordinarie, sensibili ed evolute che si sono avvicinate allo Yoga e non l’hanno trovato adatto a loro.
Ma, allora, perché avvicinarsi allo Yoga?
I motivi sono innumerevoli e non basterebbe una vita per elencarli. Lo Yoga è tanto complesso da risultare molto semplice: per conoscere meglio noi stessi; per scoprire le nostre potenzialità ed accettare i nostri limiti. Imparare lo Yoga non vuol dire fare regolarmente delle sedute di Asana, Pranayama o Meditazione; significa, prima di tutto, avere un profondo rispetto per noi stessi e per gli altri, saper ascoltare, osservare, essere presenti nell’istante in cui stiamo vivendo e sviluppare lucidità e bontà d’animo.
L’individuo che, attraverso la pratica costante dello Yoga, toglie i veli o le corazze costruite fino ad oggi, adotta nuove strategie di vita facendo scelte che appaiono paradossali agli occhi di chi segue la convenzione accettata. Bisogna, infatti, essere coraggiosi per intraprendere nuove strade (non convenzionali) e portarle avanti. Lo Yoga è un cammino in solitaria, come del resto si addice a tutte le grandi ricerche individuali, ma di certo non è il nostro obiettivo diventare degli asceti o degli eremiti. Anche perché sarebbe un peccato non condividere la meraviglia che siamo con coloro che ci circondano. La nostra scelta è quella di una vita sociale, di un lavoro, di vivere con una compagna, di avere una famiglia. Si tratta, però, di evolvere dal punto di vista relazionale: a volta ci si ritrova a dover lasciare i “compagni di viaggio” che sono rimasti indietro o hanno intrapreso strade diverse dalla nostra. Sono scelte dolorose, ma bisogna accettare le conseguenze del cambiamento in atto. Pertanto, dovremo affrontare le ostilità del partner, dell’amico, del genitore o del figlio che non comprendono (non ci comprendono) perché il cambiamento che è avvenuto in noi non rispetta le regole in cui essi continuano a credere. Ci ritroveremo, allora, con compagni di vita migliori dei precedenti, ma non perché essi lo siano di per sé: lo sono, perché saremo noi ad esserlo.
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