Osservazioni di un viandante disordinato giunto in India

L’India è il luogo più faticoso, sporco, puzzolente ed inquinato in cui abbia mai messo piede. L’impatto dei primi giorni lo ricordo come scioccante: mezzi di trasporto che strombazzano ovunque, milioni di persone in un metro quadrato di strada, spazzatura gettata in ogni angolo. Poi, come spesso accade, ci si fa l’abitudine. E, a dir la verità non è poi così tanto male, a patto di scovare i luoghi ‘giusti’. Le persone del posto sono così curiose, aperte e pacifiche che ci si chiede come noi occidentali abbiamo fatto a diventare così diffidenti e chiusi l’un l’altro. Qui ‘arrendersi’ alle circostanze più che un effetto diventa una necessità, perché altrimenti te ne torni a casa in quattro e quattr’otto senza permettere a te stesso di andare oltre a questo velo angosciante ed estremo e scoprire il bello e la pace che regna nel luogo probabilmente più spirituale del Pianeta.

Parlare di turismo sostenibile in questo contesto diventa improponibile: nel settimo Paese per estensione al mondo  – che raggiungerà presto il più alto numero di abitanti superando la Cina, con un miliardo e mezzo mal contati – diventerebbe difficile anche solo pensarlo. La consapevolezza ambientale non esiste, tant’è allarmante il livello dell’inquinamento idrico e delle emissioni di CO2 causate da un numero incontrollato di mezzi di trasporto a petrolio… Raccolta differenziata? Excuse me? Più facile darle fuoco, alla spazzatura.

L’India non si differenzia da altri Paesi nel mondo in cui, nonostante una presa di coscienza collettiva crescente, tutti riconoscono l’urgenza di provvedimenti drastici, ma l’assenza di mezzi di organizzazione e di volontà collettiva rimangono un ostacolo difficile da superare. Per farvi un esempio, l’albergo in cui mi trovo oggi ricorda ai suoi ospiti di spegnere gli apparecchi elettronici quando si lascia la stanza e di non gettare rifiuti in spiaggia o in mare. Quanti leggeranno questo messaggio? Ma, soprattutto, questo messaggio non dovrebbe essere esposto in altri luoghi o ad altre persone? Che, ahimè, non sono quelle che possono permettersi il frugale lusso di questa stanza?

Questo è solo un esempio che costituisce un flebile bagliore di luce in un futuro torbido, perché non c’è dubbio ormai che tutto si sia trasformato in una risorsa da utilizzare e da sfruttare. L’uomo è diventato, a causa della propria insensibilità, parte dell’ingranaggio che ha creato. Alcuni provano a ribellarsi, credendo o pensando di eliminare tutta la tecnologia in favore di un bucolico ritorno alla Natura che non è, semplicemente, fattibile. O meglio, le modalità ci sarebbero anche, ma il sistema ti rende la vita talmente difficile che spesso sei costretto ad arrrenderti alla legge del più forte. Eppure, quello che possiamo provare a fare è informarci meglio, osservare e riflettere sui nostri comportamenti quotidiani e dare il nostro contributo attraverso scelte ed azioni rivolte a limitare i danni. In una parola: responsabilità.

Quanto all’India… beh, non cambia poi molto se fossi rimasto in Italia: continuerò il mio cammino, osservando, prestando attenzione e sviluppando presenza. È importante per me fare tesoro delle esperienze (nel bene e nel male) da condividere con voi.

Pubblicato da Francesco Molan

Credo nel cambiamento. Ma anche nell'accettazione di come sono: ci ho messo un po’, ma poi ho imparato che a volte è necessario lasciare andare. Lo yoga è stato fondamentale per il mio cammino, prima come praticante e poi come insegnante. Attraverso la condivisione e l’insegnamento dello yoga mi prefiggo di aiutare le persone a trascorrere una vita piena, serena e in pace con se stessi e con gli altri.

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